Il Risveglio è sempre inintenzionale,
Libero da cause e condizionamenti,
però spesso è un risultato inintenzionale
di un’azione o sforzo intenzionale,
tesi o meno a produrlo.
Ma non tutti gli sforzi intenzionali
approdano a un tale risultato inintenzionale.
Solo quando lo sforzo intenzionale produce
l’esaurimento di ogni tentativo intenzionale
(per scioglimento in uno stato di rarefazione,
armonico,o per impossibilità di sostenerlo oltre:
stanchezza, “paralisi”, vicolo cieco, groviglio
inestricabile, nessuna direzione visibile, ecc.)
e l’intellezione giace (la Grande Morte) impossibilitata
a continuare a generare la frattura illusoria
soggetto-oggetto
quindi proprio nello spazio-attimo
in cui non c’è più sforzo intenzionale
può emergere il risultato inintenzionale.
In un certo senso, il risultato inintenzionale
è indipendente dallo sforzo intenzionale,
perché scatta solo in assenza di tale sforzo.
Ma come abbiamo visto
per arrivare all’assenza di tale sforzo
per smettere in sostanza di essere la realtà
che divide sé stessa in io-altro, soggetto-oggetto
sé e non sé, uno dei modi è quello di intensificare
lo sforzo fino alla sua caduta, per esaurimento di forza.
In realtà, anche cessando subito, qui e ora
lo sforzo intenzionale di raggiungere il risveglio,
il Risveglio emergerebbe all’istante, se fosse davvero
cessazione chicchessia (mushin), ovvero realizzazione,
non attaccamento, abbandono (shikantaza).
Invece finché resta la mente abituale
che crede solo d’aver cessato, e quindi ancora rimane
avviluppata nei suoi oggetti (mente concettuale),
essa permane
nello stato di illusoria frattura duale.
(La frattura è sempre illusoria)
Resta da dire che l’emersione inintenzionale,
che è il Risveglio, non va confuso con uno stato
in cui tutte le differenze sono scomparse,
smemorate in un indistinto (ir)reale.
Tutte le differenze invece permangono
e ben distinte, ma non separate, proprio come correnti
espressive di un ineffabile oceano.