Uscendo dal ritiro Zen di Novembre

In buona sostanza
siamo degli esuli in casa nostra.

E senza che nessuno ci escluda
a parte una percezione che vede solo
entità separate e noi separati da esse.

Ci aggiriamo nelle nostre stanze
alla drammatica ricerca della nostra casa

e non la riconosciamo.

L’esperienza Unica della Realtà
di cui siamo parte ed espressione
ci è preclusa

a causa di infiniti e mutevoli
elementi

nei quali l’io prima
s’illude di scomporre il mondo
per meglio afferrarlo

e con i quali poi cerca
affannosamente di ricomporlo

senza riuscirci, poiché non riconosce
che quelle che vede solo come forme separate

da sempre sono già la Meravigliosa Realtà
della nostra casa.

I nostri fagioli della Valvestino

Tra i tanti modi per far vivere una valle e una comunità

dissodare un fianco di terra, seminare e coltivare

erbe antiche e nuove, alzando talvolta

gli occhi all’immensità dei monti

è quello che noi abbiamo trovato,

in silenzio, senza proclami.

Alternando il sudore del lavoro nei boschi

e lunghe ore in meditazione

curando il campo, l’orto e lo spirito

monachesimo laico e coniugale

di un uomo e una donna

innamorati di una terra dalla quale

solo si partiva.

Mostrando che si può tornare.