Per una volta

Non voglio parlare dei migranti
per una volta, ma di chi non parte,

di chi non sale sui bastimenti
per terre assai lontane.

Coloro che noi vediamo non sono
sempre i più disperati

ma quelli che almeno,
coi mezzi più indicibili, sono riusciti

a mettere insieme la forza e la somma
per il viaggio piombato e il sogno

I più disperati, spesso,
sono quelli che rimangono

sotto regimi corrotti e dispotici
nostri amici

dove arrivano le nostre armi
e originano molte nostre merci

al costo irrisorio
della loro fame.

Repetita iuvant – 3

Un unico destino

Supponiamo di azzerare gli arrivi,
nascondere i morti in fondo al mare,
dove rimangono i profughi, guardate
bene: negli atroci lager libici?

Supponiamo di svuotarli ai confini
i lager, guardate ancora: sono
a disseccarsi nel deserto
i migranti?

Supponiamo di convincerli
a non partire, devono dilaniarsi di guerre
trascinarsi di fame, sputare miserie
coloro che più non partono?

È in pace il nostro giorno
non vedendoli, gettando un obolo
lucrando armi, succhiando linfa
e “arterie” prime, le spalle alzando?