Calendario pratica zen 2019-2020

CENTRO ZEN di BRESCIA – CALENDARIO dei Lunedì di pratica zazen 2019-20

  • Tutti i lunedì non festivi o prefestivi, dal 02 settembre 2019 al 29 giugno 2020.Con l’eccezione, quindi del:
  • 6 Gennaio
  • 13 Aprile
  • 1 Giugno (ponte 2 Giugno)

Ore: 20.15 – 21.15

Sede: ARCI, Via Scuole, 34 – Q.re S.Bartolomeo – Brescia

Responsabile del Centro e della pratica: Claudio Ryushin Bedussi

Responsabile Segreteria: Anna Shinen Rondini

Note e regole di base:

1 Presentarsi puntuali alla pratica.

2 – Chi fosse in ritardo è pregato di meditare silenziosamente nello spazio fuori dalla sala e di entrare, senza disturbare, nello zendo (sala di pratica) dopo il kinhin (meditazione camminata) e prima della seconda sessione di zazen.

3 – Indossare abiti comodi che non siano d’impaccio alla pratica.

4 – Tenere un comportamento rispettoso nello zendo. Mantenere il silenzio e seguire prontamente le indicazioni per la pratica.

5 – Pagare puntualmente, ad inizio mese, il contributo spese mensile per l’affitto della sala.

6 – Ognuno può invitare amici o conoscenti alla pratica, ma è bene avvisare prima il responsabile del Centro.

7 – Fin dal piede d’entrata, ad ogni passo, gesto e respiro prestare attenzione, esercitare consapevolezza, rimanere ben presenti e in ascolto poiché la Realtà, al di là di ogni tentativo di cercarla “qua e là” e di afferrarla con “questo o quello”, è continuamente manifesta e noi ne siamo l’espressione.

Per contatti chiamare: 339.30.85.860, oppure andare alla pagina CONTATTI

 



EREMO ZEN “LA LOVERA” – CALENDARIO GIORNATE DI PRATICA ZAZEN-KOAN 2019 – 2020

  • 14-15 Settembre
  • 12-13 Ottobre
  • 9-10 Novembre (licenza di partecipazione anche per un solo giorno)
  • 14-15 Dicembre ( “ )
  • 11-12 Gennaio ( “ )
  • 22-23 Febbraio ( “ )
  • 28-29 Marzo
  • 25-26 Aprile
  • 23-24 Maggio
  • 27-28 Giugno

Note:

Tutti sono invitati (ma i posti sono limitati).

1 – E’ possibile partecipare alle due giornate di zazen e koan solo previo colloquio personale col responsabile della pratica. Chi fosse intenzionato, richieda il colloquio almeno una settimana prima.

1.1 – Chi ha già partecipato alle due giornate di pratica è esentato dal colloquio, ma è bene che avvisi della sua adesione almeno tre giorni prima.

2 – Massima unità d’intenti, silenzio assoluto (salvo le comunicazioni di servizio), rispetto e non disturbo della pratica dei compagni non sono regole, ma comportamenti spontanei di chi è immerso profondamente nella pratica. Il silenzio, in particolare, non è il silenzio di un divieto calato dall’alto che incombe come una cappa pesante sui presenti, ma la conseguenza ovvia di chi sta lavorando assiduamente con la sua mente e non pensa minimamente a fare due chiacchiere. Per quelle c’è tutta la vita.

3 – I colloqui sono importanti: il responsabile fa tutto quello che è in grado di fare, alla luce della sua esperienza, per aiutare il praticante. È un amico, un compagno, un fratello, un bodhisattva nell’esercizio delle sue funzioni, e può essere d’aiuto solo all’interno di un rapporto di grande fiducia.

4 – Il koan è parte integrante della pratica zen. Non è un optional o un post di facebook al quale apporre “mi piace”, “non mi piace”. Se viene dato bisogna lavorarci.

5 – In caso di difficoltà a raggiungere l’eremo, o di inagibilità temporanea dei servizi le giornate di pratica si terranno a Rezzato (BS), nell’abitazione di proprietà degli associati.

6 – Non è previsto nessun contributo spese a carico dei partecipanti, ma ogni offerta in tal senso, anche minima, è sempre bene accetta.


Per contatti chiamare: 339.30.85.860, oppure andare alla pagina CONTATTI

La realtà

La realtà non è basata sul nostro io.

E ciò che l’io chiama realtà è solo
un suo prodotto mentale

che alimenta l’idolo
dell’autoaffermazione.

Quindi poni attenzione

a non essere
discepolo solo del tuo io

e delle sue costruzioni illusorie.

Hiroshima, Nagasaki e la mente di guerra: quattro riflessioni sull’ordinaria alienazione – 4

Con la stessa forma mentale, lo stesso
modo di fare, gli stessi meccanismi
economici con i quali abbiamo

contribuito a fabbricarli questi disperati,
questi scarti, questi sconfitti, questi
rifiuti, questi “stranieri di merda”,

questi disuguali tra le più
accese disuguaglianze

(e peggio ancora se hanno la macchina,
hanno studiato e osano darsi un tono
questi “ladri di lavoro”)

ora li respingiamo, li rifiutiamo
non li vogliamo vedere

nemmeno dipinti
questi uomini, queste donne
questi bambini

che agitano le nostre paure

e scuotono la nostra fragile
condizione,

che ci rammentano la violenza
del nostro vivere,

la caduta sociale in agguato
ad ogni angolo

la china scivolosa del perdente

e il pozzo in cui ognuno
ha il terrore di cadere.

Hiroshima, Nagasaki e la mente di guerra: quattro riflessioni sull’ordinaria alienazione – 3

Ogni schiuma d’onda vaga
dentro di sé e per ogni dove
per capire chi è.

E s’afferra a tempo e spazio,
cose, persone, sensazioni…

per tenersi stretta
a sé stessa.

Poi la rivelazione:

ogni schiuma d’onda è mare.

E l’inconsistente, l’evanescente
è pure l’eternamente.

E l’eternamente è la schiuma
dell’onda.

Che mentre nasce
con la sua cresta bianca
non nasce affatto,

che mentre corre
sulle vastità del mare è
comunque immobile

e mentre muore
rovesciandosi a riva
affatto muore.

Hiroshima, Nagasaki e la mente di guerra: quattro riflessioni sull’ordinaria alienazione – 2

Ogni volta che esiti
a sedere in zazen

accampando scuse,

è il bue dell’ io che lo vive
come un sacrificio

o una perdita di tempo

e rimpiange
i suoi pascoli profumati.

Poi siedi nella resa
ed è “l’Essere il Signore
dell’essere”.

Anche camminando, certo
e immersi nella corrente del mondo

ma senza più annaspare tra le pagine
inevitabili dei profitti e delle perdite

nel conto assillante e diurno
del dare e avere.

Hiroshima, Nagasaki e la mente di guerra: quattro riflessioni sull’ordinaria alienazione – 1

Ogni volta e nel momento esatto
in cui riconosciamo un oggetto
con la nostra coscienza personale

si esercita la frattura, la separazione
nata con la stessa coscienza
personale,

dimentichiamo che questo oggetto
siamo noi, la nostra stessa Realtà,

perdiamo coscienza che noi siamo
la stessa Realtà dell’oggetto.

La coscienza di una forma avviene
come se fosse fuori noi.

In effetti un’onda non è un’altra onda,
ma sono la stessa acqua,
lo stesso mare.

Nella coscienza panoramica
l’unica Realtà si vive
in tutte le sue forme

anche in quella
della coscienza personale.

Vita e morte comprese.

La paura per “l’altro da sé”
è riconosciuta essa stessa
una parte di noi

giusto come parte di noi
è anche “l’altro da sé”

(che è ancora dimentico, magari,
proprio di ciò, quindi pauroso
e violento).

Il desiderio di possesso, l’avidità,
lo sfruttamento di esseri e cose,
lo spirito e l’azione incentrate
sull’avere per sé

non hanno allora più senso
e luogo.

È il principio della fine del male
e dei molti mali dell’Umanità.