Ogni volta che esiti
a sedere in zazen
accampando scuse,
è il bue dell’ io che lo vive
come un sacrificio
o una perdita di tempo
e rimpiange
i suoi pascoli profumati.
Poi siedi nella resa
ed è “l’Essere il Signore
dell’essere”.
Anche camminando, certo
e immersi nella corrente del mondo
ma senza più annaspare tra le pagine
inevitabili dei profitti e delle perdite
nel conto assillante e diurno
del dare e avere.