Uscendo dal ritiro Zen di Maggio

Zazen non inizia e non finisce, continua.
Tra uno zazen e un altro continua kin-hin.

Tra un kin-hin e un altro
scorre la nostra vita quotidiana.

Tra una vita quotidiana ed un’altra
continua la Vita.

Ma dopo che i bambini hanno smesso
di piangere

la Vita che continua
è un unico, incalcolabile

universale Presente.

*

Un grazie a tutti i partecipanti.
Possa questa pratica essere di beneficio
a tutti gli esseri


Comunicato per il ritiro Zen di maggio

Per ragioni ambientali e organizzative (punto 5 del calendario di pratica “La Lovera”- agosto 2022), nonché personali, il ritiro previsto a maggio all’eremo della Lovera si svolgerà, come i precedenti, con l’apertura a tutti i partecipanti Sabato Mattina, 27 maggio, al nostro Centro di Via Scuole, 34 Brescia.

Restano immutate, come da comunicato dell’agosto scorso (ancora visibile su questa pagina), tutte le altre condizioni per partecipare.

Claudio Ryushin e Anna Shinen
Ass. Zen “La Lovera”

Uscendo dal ritiro Zen di Aprile

Guardate gli adulti: usano sé stessi e le proprie categorie
mentali per cercare illusoriamente di “afferrare” gli eventi.

“Usare sé stessi per sperimentare le cose e gli eventi è delusione”.

Guardate i bambini: usano le cose, gli eventi 
per sperimentare sé stessi e conoscere qualcosa di sé.

“Usare le cose e gli eventi per sperimentare sé stessi è risveglio”.

*

Un grazie a tutti i partecipanti.
Possa questa pratica essere di beneficio
a tutti gli esseri

Uscendo dal ritiro Zen di Marzo

Zazen è uno stato di presenza assoluta,
di aperto, confidente, vigile, cosciente,
lucido abbandono

e si realizza
quando nemmeno nella più piccola
fibra di noi stessi

e in nessun angolo della nostra mente

dimora non visto
il benché minimo desiderio
di un altrove

o di un qui ed ora.

*

Commento:

“Non visto”, abbiamo scritto.
Perché qualsiasi desiderio visto
dalla coscienza è una corrente
d’energia che si guarda come il mare

come l’anima liquida del Garda
con le sue mutevoli correnti
che si apre ai nostri piedi
quando scendiamo dall’eremo.

Come l’improvvisa e luminosa
luna che sorge sulle nevi purpuree
della montagna a lago nel tramonto:

Così dovrebbe essere guardato.

Il desiderio, finché dura, visto
dalla coscienza, è parte integrante
della presenza assoluta.

*

Sopra il cortile
una falce di luna
lenisce la Terra

*

Grazie a tutti i partecipanti, possa questa pratica essere
di beneficio a tutti gli esseri


Il Monito di Liliana Segre

L’egofascismo

L’errore è di considerare il nazifascismo
come un accidente della Storia, un’isola,
una parentesi chiusa

e non un portato di “qualcosa” che
da sempre alligna nella mente umana,
impregna il nostro vivere quotidiano

e che quando trova le condizioni si acuisce
torna ad affacciarsi nella Storia, con tutto
il suo carico distruttivo.

Questo qualcosa è il blocco psichico
che domina l’essere umano, la percezione
di un sé separato che determina
una percezione di divisione tra sé e il mondo.

Con il sé che si mette al centro e tutto il resto
in periferia, a un piano di valore inferiore
e subordinato al proprio tornaconto.

Tale percezione genera per un verso il desiderio di possedere
ciò che è già intimamente nostro, ma percepiamo
separato da noi, e ha così fascino se
sentiamo che ci dà piacere,
vita, potenza

(anche morte, nella disperata ricerca di riottenere
“questo intimamente nostro”, ma che non sappiamo
contattare, vivere, ritrovare.)

e dall’altro di annichilire la minaccia che questa realtà, percepita
come separata da noi, ma che ha una così grande
influenza su di noi, continuamente ci dà

per il solo fatto di essere vista come “altro”, vita “altra”
che potrebbe sommergere la nostra.

Non a caso la grande quota d’indifferenza
copre tutti gli aspetti della realtà che non ci danno
piacere-potenza o senso di minaccia.

Ne consegue una brama di possesso
che è nel contempo una necessità di controllo
della minaccia, per tacitare l’intima angoscia.

Questo universo di azioni e reazioni fobiche
che si rinforzano l’un l’altra raggiunge punti
di crisi e di esplosività di cui sono poi
piene le pagine dei libri di Storia.

È evidente allora che non esistono soluzioni stabili
a valle di questo blocco psichico, essendo
proprio tale blocco psichico il problema.

Non si spegne un incendio con la benzina
e con l’azione dell’incendiario.

Serve, quindi, la prima autoconsapevolezza
della presenza di questo blocco
e di esserne l’espressione
in ogni gesto, in ogni

pensiero e sensazione.

Serve, poi, lavorare su tale blocco, superare
la percezione separata delle cose,

la percezione separata di un sé, la percezione
individuale e arroccata dell’esistenza.

Necessariamente partendo da sé e offrendo
a tutti la possibilità.

Ma più che raggiungere qualcosa

il risveglio è vivere la nostra Realtà
eternamente manifesta
qui e ora.

Lo slancio d’amore è un suo precursore
L’amore ritrovato ne è la sua espressione.

Naturale è che lungo questo percorso
ogni atto contro l’umanità

non può attendere il superamento
del blocco psichico, per essere affrontato.

Il voto responsabile, l’attività sociale e politica
il volontariato, l’azione contro le disuguaglianze,
le violenze e le ingiustizie saranno allora

l’aspetto visibile, l’anima sociale, il riflesso
esterno del lavoro su di sé

che nel nostro caso si chiama zazen,

ma che ognuno può fare con gli “strumenti”
o con le “vie”, laici o religiosi, che gli
sono propri.

Trovo impossibile, in particolare,
che un movimento politico di reale cambiamento
non si occupi pubblicamente

e non solo nel recinto del privato,

come parte integrante della propria azione,
di quell’azione così concreta

che è il lavoro su di sé,
caposaldo e scaturigine di ogni azione
sociale e politica.

(rilettura – da “Il respiro e il viaggio” – 30 luglio 2019)