Anche quest’anno
la cenere di un anno
allunga la balza
La cenere di un anno, diario minimo
Un anno è trascorso da quando vi abbiamo parlato della nostra cenere (vedere 31 dicembre 2020). La pandemia ha proseguito la sua strada e gioie e sofferenze non sono mancate nei corpi, negli animi e nelle menti degli esseri senzienti. Il dato saliente che ancora una volta emerge da questa situazione, così come da tante altre prima, è che molte, troppe persone amano più l’aver ragione che non la ricerca onesta della verità. Questo bisogno spasmodico di invalidare a tutti i costi tutto ciò che non rientra nelle nostre tesi, unito al vittimismo del male contro di noi che siamo, per autodefinizione, i migliori, impedisce alla bolla mentale nella quale viviamo, di crollare miseramente. Meglio servi di noi stessi, che liberi, vien da pensare.
Speranze e paure:
sa il dolore che inizia
un nuovo anno?
L’eremo della nostra giovinezza è stato consegnato a chi saprà rinnovarne muri e tetto, ed insieme riuscirà a curare la cornice splendida di un umile prato di montagna, dei suoi selvaggi corsi d’acqua e dei suoi boschi profondi e scoscesi. A noi è rimasto l’eremo della nostra maturità e della nostra ultima età, faticoso nei lavori, maestoso nei suoi panorami e di più semplice accesso, benché la mente comune ancora trovi ostico il percorso e rabbrividisca ad alcuni passaggi aerei e a strapiombo del tragitto.
Fermi a Barata
trattenendo il fiato
sull’Infinito
A noi rimangono il cielo terso e la neve, quando la pianura è ancora immersa nella nebbia:

Ehi, nella sciarpa
di nuvole di neve…
(gli occhi sorridono)
*
A noi restano il respiro e il viaggio

Prima dell’eremo
sosta contemplativa
fiori a febbraio
A noi resta la pratica dello Zen, che non è un chiamarsi fuori settario, bensì un chiamarsi dentro l’Umanità, dentro la nostra vita quotidiana:
Dolce è vedere
di nuovo i compagni
sedere in zazen
Splende la la luna
nella notte che splende
anime in veglia
Notte oscura
senza stelle, respirano
anime salve
Il risveglio è un punto
dell’universo nel quale tutto l’universo
è cosciente di sé
Spazzo le foglie
secche della magnolia
oh, unica estate
altro non posso
respiro i tuoi spasimi
gufo morente
Barbagli di fuoco
nella notte fredda
“L’Essere è il Signore dell’Essere
quale altro può esistere?”
Ma Anna aveva lasciato un paio di ciabatte ad asciugarsi al sole, sul prato. Di ritorno dall’orto erano sparite:
Sì, luccicanti
ma ciabatte bisunte
o gazze ladre
…le gazze devono aver sentito le nostre risate, oppure il “profumo” …delle ciabatte, da far cadere dal becco, anzi dalle zampe:
così accadde:
trovammo le ciabatte
andando a funghi
Non c’è Zen, senza spirito comico. Ed ecco che si fa strada l’autunno, le piogge battono sul tetto e avvolgono l’eremo, mentre le nuvole fumiganti attraversano correndo il passo. Anche un rustico eremo perduto sui monti e tra i boschi ha le sue intimità
soffice e caldo
è il mio amore nel buio
piovoso autunno
Un legame profondo unisce le terre alte dell’Altogarda con le sue acque dagli azzurri blu cangianti. In tutte le stagioni, in entrata e in uscita, il grande lago-mare parla ai viaggiatori che scelgono di fermarsi e contemplare
gli agi e i tepori
grandi calme e burrasche
sulle sue rive
L’anno che viene sarà uguale e diverso, come sempre, da quello che se ne va. Buon Anno vecchio anno e un profondo inchino a tutti gli esseri sulla via dell’esistenza.