Con la stessa forma mentale, lo stesso
modo di fare, gli stessi meccanismi
economici con i quali abbiamo
contribuito a fabbricarli questi disperati,
questi scarti, questi sconfitti, questi
rifiuti, questi “stranieri di merda”,
questi disuguali tra le più
accese disuguaglianze
(e peggio ancora se hanno la macchina,
hanno studiato e osano darsi un tono
questi “ladri di lavoro”)
ora li respingiamo, li rifiutiamo
non li vogliamo vedere
nemmeno dipinti
questi uomini, queste donne
questi bambini
che agitano le nostre paure
e scuotono la nostra fragile
condizione,
che ci rammentano la violenza
del nostro vivere,
la caduta sociale in agguato
ad ogni angolo
la china scivolosa del perdente
e il pozzo in cui ognuno
ha il terrore di cadere.