Rinnoviamo l’invito alla pratica di zazen-kinhin-zazen , questa sera all’ora solita, e lo estendiamo, come sempre, a tutti. Non è mai tardi per cominciare. La vita afferma la sua incommensurabile presenza in ogni attimo e in ogni respiro, in qualsiasi condizione, dalla più sofferente alla più gioiosa. A noi il compito di viverla comunque, risolvendo la sofferenza là dove ci si può impegnare a risolverla, con tutto il nostro impegno, ma realizzandone la natura, che è la natura di ogni cosa, al di là di ogni “vittoria, sconfitta e quel che c’è nel mezzo”.
Un Gassho amorevole a tutti gli esseri, e in particolare ai più sofferenti.
Avviso ai naviganti e altre suggestioni: “sull’essere qui, sull’essere ora”
3 – fine
Cominciamo perciò col riprendere il senso
dell’attimo presente:
“Dove vuoi andare anima mia?”
Cominciamo pure col riconoscere questa
corrente di energia inquieta che
“vorrebbe essere qui”
e col prendere coscienza
che anch’essa è già qui e ora:
“Inutile tentare di entrare, c’è solo il dentro.
Inutile temere di uscire, non c’è un fuori”.
Cominciamo a lasciarci andare
al ritmo naturale del respiro
che è squisitamente presente
nel “presente che avviene”.
Dove anche l’io avviene
come ogni altra forma
nell’ineffabilità non priva di bocca,
non di parole, della coscienza
panoramica,
nel qui e ora eterno
del Primo Principio.