Pratica di zazen-kinhin-zazen – ore 20/20.15 – 21/21.15
Nell’invitare tutti alla pratica zen del lunedì sera ricordiamo le tante cose che l’io può fare. Può per esempio prendere coscienza della sua fragilità e impermanenza. Tutti siamo condannati a morte in libertà provvisoria. Tuttavia può imparare a sentire anche con quale grande forza determina e domina i nostri comportamenti e prova quel che prova, sente quel che sente. Può vedere tutti i suoi tentativi di cercare una gioia, delle sicurezze, un senso, qualcosa al quale aggrapparsi e per il quale meriti vivere. Può per esempio decidere di sedere, in alcuni momenti della giornata, in meditazione. Dopo di che, mentre è seduto, è bene che non faccia più nulla.
Un’onda marina non ha bisogno
di fare nulla per essere mare:
lo è già e non può non esserlo.
Può invece vivere la coscienza
di esserlo, oppure no.
Nel primo caso vive la vita del mare
vivendo gli infiniti mutamenti
di sé e dei giorni.
E’ in corsa nel mare aperto, non un tetto
sulla testa, non un palmo di terra
sotto i piedi
eppure è sempre a casa.
Nell’altro caso è mare
che cerca il mare.
E’ acqua nell’acqua
che cerca ancora l’acqua
come un assetato può cercarla
aggrappandosi ora a questa speranza
ora a quel sogno.
E rifuggendo ogni ora, invano
le paure che lo vanno a visitare.
Gassho a tutti gli esseri, un abbraccio ai più sofferenti