In questo marzo che comincia, tra fioriture inattese e la sofferenza che regna ancora in troppi animi, in troppi corpi, da troppe parti del mondo, noi invitiamo per una volta ancora, e poi ancora, a sederci in zazen e camminare in kinhin, dalle 20 alle 21, in piena consapevolezza della nostra impermanenza, ma anche del nostro volto originario che esprime tutto di noi e della vita del mondo. Perché vivere in esilio quando l’essere è la nostra casa, perché aggirarsi assetati quando l’acqua sgorga copiosa. Viviamo la calma e la tempesta, allunghiamo le braccia per aiutare, e lasciamo che le stagioni mirabilmente si susseguano.
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Avviso ai naviganti e altre suggestioni: “sull’essere qui, sull’essere ora”
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L’essere qui è privo di ogni movimento
verso un altrove, pure se stiamo
camminando verso una meta.
Ogni passo è completo in sé, nessun
attimo è svilito a mero strumento
per arrivare a un altro.
Arriveremo alla meta come tutti,
lenti o veloci che sia,
ma non una virgola di tempo,
un metro di viaggio,
verrà ridotto nella sua croce
e nella sua gloria.