La rivoluzione che parte da dentro

Fino a quando il comportamento umano
sarà figlio della percezione illusoria,
individuale, dell’esistenza,

dell’illusione di un sé separato
che si autocolloca al centro

e percepisce come minaccia,
realtà a margine, o terreno
di propaganda e conquista, “l’altro”:
ovvero ciò che pensa essere
fuori di sé,

lasciare che gli io plaudenti
emanino direttamente i capi
(o peggio ancora ne siano soggetti)

senza mediazione di forze intermedie:
plurime e dialettiche correnti di pensiero,

significa lasciare che si consolidi una pura
struttura di massa del fascismo.

Sostenuta da una mera identificazione
di potenza e di tornaconto col capo,

nella quale il noi è solo l’esito falangista
e distruttivo del narcisismo individuale.

Per un leader positivo che appare
sono pronti 100 leaders negativi
o dei semplici benintenzionati (all’inizio)

che lastricano di buone intenzioni
le vie dell’inferno

e danno voce alle pulsioni tipiche
del meccanismo proiettivo
dell’io: un “ego first” che
si fa uomo-massa.

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