In ricordo di Franco Loi

Mögiàa abelaze ‘l Garza sóta l’asfalt

quan che ta portàet
l’ombra dei tò fianch a le fontane
e ta disìet: “Iše mör el nòs temp”.

E me capìe che la sarès riada la sera
a cöntà i tò pas dre a le strade de Brèša.

Me sintìe che la sarès vignida la sera
a scultà la tò us söi mür de Santa Chiara.

E piö nišü ciòch a distürbà la nòt.

Le strade di Brescia – Muggiva adagio il Garza sotto l’asfalto / quando portavi / l’ombra dei tuoi fianchi alle fontane / e dicevi: “Così muore il nostro tempo”. // E io capivo che sarebbe arrivata la sera / a contare i tuoi passi per le strade di Brescia. // Io sentivo che sarebbe venuta la sera / ad ascoltare la tua voce sui muri di Santa Chiara. // E più nessun rumore/ubriaco1 a disturbare la notte.

1Traduzione impossibile: “ciòch” in dialetto bresciano è sia “rumore” che “ubriaco”. E un bresciano legge: “E più nessun rumore a disturbare la notte” , un altro: “E più nessun ubriaco a disturbare la notte”; mentre un altro ancora si ferma incerto e prova ad alternare i significati. Nessuno dei tre sbaglia. È bene che l’ambiguità della doppia valenza rimanga: la suggestione della poesia non è un manuale di istruzioni, per questo onoriamo un uomo e un poeta autentico.

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